giovedì 1 febbraio 2007

Un ricordo?


Le cose belle mi commuovono. Mi commuovevano le storie che mi raccontava mia nonna da bambina, le trovavo così belle, erano legata alla sua famiglia, alla sua casa..Una casa che amo, una casa che sta cadendo in declino. Popolata da tante persone un tempo. Tutti hanno scelto la loro vita altrove, ma la casa resta lì. E lentamente si lascia andare. Io quella casa non l'ho vissuta. O per lo meno non l'ho vissuta quando era una casa "viva". Ma mi ricordo di quando da bambina passavo intere giornate là. Raccoglievo i tulipani, mia zia aveva dei bellissimi tulipani nel giardino. C'era un pergolato di uva e io passavo in continuazione di lì e mi immaginavo di essere una dama d'altri tempi. Quella casa che mi sembrava così grande. Lo era. Lo è. Ogni stagione aveva la sua avventura in quella casa. C'era la stagione delle fragole, quelle piccole di sottobosco che io amavo, e amo, tantissimo. Quella dei tulipani, quella dell'uva, quella del nocciolo. Poi c'era l'inverno, andavo meno. La casa non è riscaladata, e per me che non stavo mai ferma era un problema. Alcune stanze erano davvero gelate.
Passavo il tempo a pescare nel canale co n una di quelle reti quadrate che non so assolutamente come descrivere. Ma non faceva male ai pesci. Poi li mettevo in un secchio di legno (con l'acqua dentro ovviamente!) e a fine giornata li ributtavo nel canale! Mi facevo portare in giro su un carretto di legno verde.
Ogni volta volevo visitare ogni parte di quella casa. La cantina e la soffitta erano i miei preferiti.
Poi avevo le mie leggende.
La prima era quella della storia della famiglia e di una famigerata alluvione, avvenuta tra gli anni '50 e '60, che pare aver sommerso tutto il primo piano della casa.
La seconda era quella della casa del contadino, ovvero la parte dove viveva ai tempi d'oro la famiglia di quello che si occupava della parte "agricola" della casa. Credo di non averla mai vista.
Poi cìè quella che mi piace di più, quella che narra dei colpi di mitraglia nella parete della stalla che da sulla via Emilia, proprio di fianco al mulino..Si dice che gli ufficiali tedeschi l'avessero mitragliata perchè le stalle e i fienili erano possibili nascondigli per i partigiani... questa storia me la sarò fatta raccontare 1000 volte e per me ha sempre lo stesso fascino di allora.
Ho un immagine di me seduta sulla scala di legno per salire sul fienile, con una gonna di velluto nera con le tasche applicate coi bordi azzurri e i fiorellini ricamati. Una camicia azzurra, i calzettoni in tinta, gli scarponcini e l'immancabile fazzoletto in testa..con un gatto nero, più o meno, in braccio..Questa è l'immagine di me in quella casa...Avrò avuto 7 o 8 anni! quest'estate sono andata e ho scattato un sacco di foto. La casa è cambiata un sacco, il terreno è stato quasi tutto venduto, non c'è più il pergolato nè i tulipani...Rimangono i pomodori di mia zia e la sua fantastica ciambella. Non so come la fa. Mia nonna usa la stessa ricetta, sono sorelle, l'avranno imparata insieme. Ma come quella di mia zia...Non so è immutabile. Come il meraviglioso ricordo che ho di quella casa. quella dove è cresciuto mio padre. Che racconta la sua storia molto meglio di quanto lui non abbia mai fatto. Perchè io la storia di mio padre me la sono sempre fatta raccontare lì. Da mia zia che lo ha cresciuto come se fosse lei sua madre. E perchè lui, mio padre di sè non ha mai detto niente. Tutto quello che so arriva da lì, una famiglia che da più di un secolo vive quella casa..

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