lunedì 29 gennaio 2007

Notte Dublinese

Ammetto ahimè di avere strappato questo titolo dalla più celebre canzone di Vinicio, nota come Notte Newyorkese...Non è plagio, il contenuto non è ispirato alle bagorde nottate del maestro...
Sono in un delirio da blog. Come leggere un libro prima di dormire. Faccio anche quello.
Il titolo del mio blog è ispirato da un omonimo libro di Vita Sackville West. I colti sicuramente la conoscono. Io l'ho scoperta su suggerimento di una mia prof all'Università. In realtà non è solo una prof. E' La Prof...Quella che a fine semestre ti fa essere orgogliosa di avere scelto il suo corso.
Anyway. Il libro è di inizi '900, come l'autrice (ovviamente) di cui si narra una ambigua amicizia con Virginia Wolf.
Amo questo libro perchè parla di un viaggio in Persia. Lo amo perchè mi ricorda un bel periodo della mia vita. Lo amo perchè il viaggio è una presenza costante nella mia vita. Soprattutto da un certo della mia vita in poi.

Il contenuto del libro narra del viaggio e dell'incapacità del viaggiatore di descrivere quel che vede e vive...Definito un piacere del tutto personale perchè uno stesso viaggio e le stesse immagini vengono comunque differentemente percepite dai viaggiatori..

Probabilmente è il linguaggio - quell'universo labirintico e distorto - che non è mai stato progettato per sostituirsi alle funzioni moltopiù semplici dell'occhio, e neppure per completarle. La parola segue l'immagine, una tartaruga che gareggia con la velocità della luce: dopo cinque lunghe pagine scritte riesce a riprodurre a stento una frazione dell'immagine vista. Mi fa venire in mente un orientale, il quale con commuovente ingenuità pensava che fotografando un muezzin avrebbe registrato anche le note del suo richiamo alla preghiera. Il massimo - e che massimo!- che il linguaggio possa sperare di compiere è evocare: infatti l'arte delle parole non è una scienza esatta.

Vita Sackiville West - Diario di viaggio in Persia 1926-27


Nessun commento:

Posta un commento